La Mindfulness si è rivelata preziosa non solo per promuovere l’equilibrio psicofisico dell'individuo, ma anche per incentivare una sana socialità che ci protegga dall'isolamento e dal senso di solitudine. Oltre ad allontanare le malattie cardiovascolari, sembra essere molto efficace anche per contrastare la demenza senile e il morbo di Alzheimer che purtroppo catapultano le persone in una condizione di alienazione, più o meno intermittente, che compromette notevolmente il loro rapporto con il mondo esterno, nei confronti del quale diventano scarsamente recettivi e autonomi. Una condizione di vita che purtroppo arreca molto dolore e disagio non solo a chi la vive come malato ma anche ai familiari che si prendono cura del loro caro.

I ricercatori della Carnegie Mellon University (CMU) di Pittsburgh negli Stati Uniti hanno preso in considerazione gli effetti che il Programma MBSR (il Mindfulness Based Stress Reduction o Metodo per la riduzione dello stress basato sulla Mindfulness) ha avuto su 40 adulti sani di età compresa tra i 55 e gli 85 anni. Dai primi risultati si è evidenziato che la Mindfulness esercita un potente effetto nel contrastare lo stato di solitudine in persone adulte e anziane e che riduce significativamente i livelli d’infiammazione del corpo, legati a malattie come il cancro, l'Alzheimer e le malattie cardiovascolari.

 

Essere consapevoli per essere connessi

Gli studiosi hanno preso in considerazione due ambiti: quello fisico, prelevando dai partecipanti dei campioni di sangue e quello psicologico, valutando la socialità tramite una scala di “solitudine”. I partecipanti sono stati divisi in un gruppo sperimentale (quello che ha seguito il Programma MBSR) e quello di controllo (il gruppo che non ha ricevuto nessun trattamento). I volontari che hanno partecipato al Programma MBSR sono stati sensibilizzati all'importanza di stare nel momento presente, alla consapevolezza di sensazioni, emozioni e pensieri nella loro quotidianità, a lavorare con la respirazione per ancorarsi al momento presente.

Al termine del training, dopo otto settimane, l’analisi dei dati raccolti, sia rispetto ai campioni di sangue che rispetto alla scala di “solitudine”, ha evidenziato interessanti cambiamenti nei partecipanti appartenenti al gruppo Mindfulness. Da un punto di vista psicologico ed emotivo si è vista una diminuzione dello stato di solitudine, soprattutto nei partecipanti più anziani e da un punto di vista più prettamente fisiologico, l'analisi dei campioni di sangue prelevati prima del training di MBSR ha rivelato una riduzione dell’espressione genica pro-infiammatoria delle cellule immunitarie.

Come affrontato in altri articoli, mantenere uno stato di apertura e recettività nei confronti delle nostre esigenze e del mondo esterno, favorisce uno stato di connessione globale che produce maggior partecipazione alla vita e un aumentato stato di salute. Di contro, l'alienazione dalla vita, che si manifesta tramite isolamento e disconnessione da se stessi e dal mondo circostante, predispone più facilmente alla malattia e ad un più rapido deperimento fisico e mentale.

 

Il legame con la realtà crea benessere

Verso la fine degli anni '70, la psicologa Ellen Langer con il suo team condussero una serie di esperimenti che coinvolgevano un vasto gruppo di anziani residenti in una casa di riposo. Gli ospiti della casa furono invitati a tenere nella loro camera una piantina: ad alcuni fu data la responsabilità di scegliere come arredare la propria stanza e di accudire la pianta, innaffiandola e assicurandosi che prendesse sufficiente luce; ad altri fu assegnata una stanza arredata in cui avevano trovato già il vaso con la pianta, ma fu detto loro che non avrebbero dovuto occuparsene perché questo compito sarebbe stato assolto dal personale infermieristico. L'equipe della Langer aveva misurato i livelli di “felicità” di entrambi i gruppi, scoprendo che gli anziani che si erano occupati della piantina e che avevano avuto il controllo sul proprio ambiente, erano più contenti e più sani dell'altro gruppo e inoltre registrarono un tasso di mortalità inferiore durante il periodo in cui venne condotto lo studio, dimostrandosi più longevi.